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PERCORSO IPERTENSIONE PARTE 1 : ecco come vincerla
UNA PATOLOGIA CHE SI PUÒ VINCERE
La pressione sale se ti controlli troppo
Ma al battito del cuore non si comanda! Deve essere libero. È questa la chiave per guarire dall’ipertensione
C’è una lotta tra la forza della ragione e la passione degli istinti, nell’ipertensione. Una lotta tra cedere, lasciarsi andare agli affetti, ai sentimenti, alle emozioni e, al lato opposto, la mente che vuole dominare la scena, sentirsi autonoma, autosuf ciente. Una lotta tra la dipendenza e l’indipendenza: la pressione alta è il disagio dovuto all’eccesso di autocontrollo, che prende il sopravvento sulla cedevolezza.«Non trovo mai il tempo per fare le cose che mi piacciono, la mia è una corsa continua...», dice Matteo, 47 anni. Anche lui, come tutti quelli che soffrono di ipertensione essenziale, vede l’abbandonarsi, il lasciarsi andare, come «una perdita di tempo».
“Mai lasciarsi andare”: sembra lo slogan che caratterizza il vissuto dell’iperteso.
Anche l’eros è vissuto come una minaccia, come uno stato interiore che mette in discussione l’ipercon-trollo delle emozioni. Proprio perché l’Io è lontano dal mondo degli istinti, nel paziente con la pressione alta scatta quasi sempre un sentimento inconscio di paura. Spesso questa paura si dirige sulla malattia: ogni iperteso è sempre ipocondriaco.
Se perdiamo il rapporto con le emozioni, che sono onde della nostra interiorità, finiamo per non sentire più l’oceano, il mare della vita che, per definizione, non può essere controllato.
E proprio questo temono gli ipertesi: le sorprese, gli avvenimenti imprevedibili, perché mettono in discussione l’autocontrollo, così faticosamente conquistato. La paura di ammalarsi è il riflesso della perdita degli istinti, che si allontanano dalla coscienza, sovrastati come sono dalla ragione, dai pensieri. Via via viene meno il rapporto con l’imprevedibilità della vita: si finisce per essere seduti solo sulla ragione, sui pensieri, sul controllarsi. Ma possiamo controllare il battito del nostro cuore, degli affetti, della rabbia, del desiderio? Più ci si controlla e più paradossalmente finiamo per essere stranieri a noi stessi, impauriti dal regno della Notte che ci abita e da cui ci allontaniamo sempre di più. Ed ecco la paura ipocondriaca. Ed ecco il misurarsi di continuo la pressione: «Non mi verrà un ictus, non si ammalerà il cuore?», dicono gli ipertesi. La soluzione non è misurare la pressione più volte al giorno, ma dare spazio alla “sana follia”, che sembra essere uscita di scena dalla vita dell’iperteso. L’attività fisica, così importante per la cura di questo disturbo, è prima di tutto un cambio di ritmo della mente, l’uscire dai confini dell’Io.
«Non ci crederà, ma quando vado a correre torno a casa con la pressione normale. Mentre corro non penso mai ai problemi che mi incalzano tutti i giorni in azienda», dice Matteo.
A lui ho consigliato di immaginare a occhi chiusi l’acqua, ad affidarsi a questo liquido ancestrale. L’acqua è l’archetipo della fluidità, della flessibilità che sta agli antipodi del pensiero. Per questo la creatività, la danza, lo sport, le passioni, l’eros sono necessari come il pane per chi vuole guarire per davvero. Come le immagini acquatiche che ci portano fuori dal tempo della mente.
Articolo scritto da Raffaele Morelli - Direttore e fondatore Istituto Riza
Continuo questa introduzione all'argomento IPERTENSIONE con alcune domande poste da pazienti e relative risposte
UNA VITA IN TRINCEA ALZA LA PRESSIONE
"In ufficio le cose non vanno bene: un cambio di dirigenza ci ha messo sotto pressione. Io ho reagito dandomi da fare, cercando di impegnarmi al massimo per timore di perdere il lavoro. Ma come si fa quando il tuo sforzo non viene mai ri-conosciuto? L’altro giorno ho avuto un mancamento. Per fortuna in ufficio c’era l’attrezzatura per controllare la pressio-ne: era quasi 180 di massima, e 110 di minima! Ora non so cosa fare. Il capo mi ha detto di prendermi qualche giorno di pausa, ma al mattino dopo ero già lì: troppo rischioso lasciare la trincea!». Anna Torino
Il problema probabilmente non è il gran lavoro, ma l’atmosfera mentale in cui ti sei calata. Alle avversità alcuni reagiscono con lucidità. Tu hai reagito ingaggiando una battaglia col mondo. Sei sicura che sia il modo giusto? Impegnarsi va bene, ma farlo indossando l’elmetto, vuol dire sottoporsi a dosi di stress esagerate. Considera la possibilità di prenderti dei momenti per te, per allentare la tensione. Non succede niente di catastrofico rallentando, anzi la mente si libera dalle preoccupazioni e diventa più creativa ed efficiente. Non si tratta di oziare, ma di non avere sempre il fucile spianato. Quel che deve succedere succederà, tu però devi pensare a dare il tuo meglio nel modo giusto. Te lo chiede il corpo!
UN NONNO ATTIVO ...ANCHE TROPPO
Hai l’età per fare quel che vuoi:chiediti cosa voglio fare?
«Sono andato in pensione cinque anni fa. È stato un passaggio delicato, avevo molta paura di finire su una panchina ai giardinetti, per me sarebbe stata la morte. Sono sempre stato attivo e voglio continuare a sentirmi utile. Per fortuna ho due nipotini di cui occuparmi, dato che mia figlia e mio genero lavorano entrambi e la baby-sitter non può fare tutto. Mi do molto da fare e se serve io ci sono sempre, cerco di ricavarmi i miei spazi di intervento e di dare il mio contributo. Da qualche tempo però mi si è alzata parecchio la pressione e la cosa mi preoccupa. Non vorrei dovermi fermare proprio adesso!». GIACOMO, FIRENZE
Il riposo obbligato certamente non fa bene. Ma anche imporsi un attivismo a tutti i costi è rischioso. Ogni età ha i suoi tempi e i suoi ritmi. E soprattutto ha la sua bellezza. Non bisogna per forza essere giovani per essere felici, anzi. L’età avanzata porta doni preziosi: la saggezza, l’essenzialità, la capacità di ottenere risultati semplicemente con una parola detta al momento giusto. Se corri in giro per sentirti utile, non puoi che andare in affanno e mettere sotto pressione l’organismo. Hai l’età per fare ciò che vuoi senza render conto a nessuno, quindi chiediti: cosa voglio adesso? Cosa mi piace fare? Dai spazio a ciò che ti fa star bene, vedrai che l’ipertensione calerà.
UN "FARMACO" INASPETTATO
Tornano le emozioni e... addio alla pillola!
«Sono vedova e ho 65 anni; per 10 ho preso una pillola antipertensiva. Pensavo di doverlo fare per tutta la vita. Poi da sei mesi ho iniziato un corso di ballo, e mi sono appassionata. Ora vado due sere a settimana a ballare con un amico. Mi diverto, sto bene, e, lo confes-so, ogni tanto mi batte il cuore! È incre-dibile ma la pressione è tornata normale. Com’è possibile?».ROSALBA, ROMA
E' semplice: hai trovato un modo per esprimere le energie per troppo tempo compresse dentro di te. Il sangue, in psicosomatica, è un fiume in cui scorrono le emozioni. Non a caso quando siamo in imbarazzo il viso diventa rosso. Se non esprimiamo mai le emozioni il rischio di irrigidimento dei vasi è molto concreto. Ma se la passione torna a scorrere, fluidità e pressione vanno a posto!
ADATTARSI NON È SEMPRE UNA VIRTÙ
Non solo doveri: ritrova subito la via del piacere
«Come mio padre e mio nonno sono avvocato nello studio di famiglia. Io però non mi sono mai sentita come loro. Avrei voluto seguire un’altra strada, come ha fatto mio fratello minore, che oggi è un pubblicitario affermato. Ma non mi lamento, non si può avere tutto. La sicurezza economica che il lavoro mi assicura mi piace. E aver tenuto in piedi lo studio da sola in anni difficili mi riempie di orgoglio. Le somiglianze con papà e con il nonno però non si sono fermate al lavoro. Pare che io abbia ereditato anche la loro cattiva salute. Soprattutto l’arteriosclerosi e l’ipertensione mi preoccupano molto. Essendo di famiglia c’è poco da fare, giusto?».MARTINA, RAVENNASbagliato! Senza dubbio c’è un fattore familiare in gioco in questi disturbi, ma familiare in gioco in questi disturbi, ma nel tuo caso c’è altro: hai vissuto nell’ot-nel tuo caso c’è altro: hai vissuto nell’ot-tica del sacri cio, non per realizzare ciò cui aspiravi, ma per metterti nel solco segnato da altri prima di te. Immagina quel solco in cui devi stare: a volte può sembrarti una via obbligata, che ti sta stretta. Ora immagina il sangue che scorre nelle tue arterie di ipertesa, arterie che si fanno più strette e lo comprimono. Ecco: la tua ipertensione si nutre del potenziale che non hai ancora tirato fuori, che hai chiuso in un cassetto. Per uscirne non c’è bisogno di stravolgere tutto: inizia a concederti de-gli spazi e dei tempi tutti per te, oltre il dovere. Perché l’orgoglio è un bel massaggio all’io, ma ci sono anche al-tre parti che devi iniziare a trattar bene: tre parti che devi iniziare a trattar bene: gli interessi, il piacere, i sensi... gli interessi, il piacere, i sensi...
IL PERCORSO NELLA VITA Può subire deviazioni e fare giri larghi: è una buona cosa, perché vuol dire che segui il cuore. Se è una linea retta, puoi trovarti stretta e allora la pressione... sale
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